Santuario di San Francesco da Paola a Revine

Santuario di San Francesco da Paola a Revine

Salgo dalla parrocchiale. Attraverso un acciottolato curato, comunque rugoso tanto da sentire l’antico dentro.
A lato, le case sono curatissime, la pietra grezza sprizza di luce bianca grigia con venature rosastre.
Attraverso la provinciale, il sentiero si inerpica ripido e sconnesso. Alle ali le stazioni della Via Crucis, vuote, un po’ tristi.
Al sommo della collina, la vista si stende tra il bosco e il lago. E di lato il bianco abbaglio del campanile sonante.
Dentro…  la pinacoteca ricca, scura inondata della luce della porta spalancata ad accogliere i credenti… ad accogliermi.
Le scale buie, il corridoio stretto. Poi a sinistra si entra nelle stanze degli affreschi appena restaurati.
Belli, vestiti di luce e di colore.

Sul versante meridionale delle Prealpi trevigiane, nel comune di Revine Lago, sorge il santuario di San Francesco da Paola. Arroccato sulle pendici dell’altura alle spalle del paese, è raggiungibile grazie ad una splendida gradinata che parte dalla piazza sottostate e lungo la quale si susseguono sei piccole cappelle che compongono la Via Crucis.
Fu edificato alla fine del XVII secolo per volontà del parroco don Giovanni Domenico Cumano e, dalla fine del secolo successivo fino alla metà del Novecento, divenne luogo di eremitaggio e meta di pellegrini, soprattutto nei periodi di diffusione delle epidemie.
La dedicazione al santo guaritore di Paola, fondatore dell’Ordine dei Minimi nel XV secolo e canonizzato nel 1519 da Leone X, esprimeva l’esigenza di dare un luogo di preghiera alla popolazione che ciclicamente veniva colpita da pestilenze e contagi.
Il santuario è in stile barocco, ma mitigato da linee semplici, e sorge su un basamento sporgente dal declivio che affaccia sulla Valsana ed i laghi di Revine. Presenta una semplice facciata a capanna su cui si aprono il portale centrale, tre monofore affiancate ed un piccolo rosone alla sommità.
Sul versante orientale del santuario sorge il campanile, aperto all’altezza della cella campanaria da bifore a tutto sesto con mascheroni in chiave di volta e balaustre. Adiacente al santuario si trovano le celle utilizzate nei secoli passati dagli eremiti.
Alla realizzazione del santuario collaborarono maestranze locali e artisti bellunesi e all’interno vi si possono ammirare molte opere di Mathias Cremsl tra cui la pala d’altare rappresentante Madonna con bambino, San Francesco da Paola e l’angelo con l’emblema “Charitas”, e opere dei primi decenni del XVIII secolo, tra le quali i lavori di Antonio Sasso, Antonio Tacco, Antonio Lazzarini e G. Venanzio.
Nelle stanze sopra la sacrestia si possono ammirare affreschi di Francesco Da Re, rappresentanti i cinque Misteri Gaudiosi del Rosario.

 

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