Cimitero Ebraico di Conegliano

Cimitero Ebraico di Conegliano

Uscendo da via XX settembre si entra in quello che era il ghetto di Conegliano, oggi una serie di edifici degli anni ’60 e ’70.
Girando a destra in un viale assolato mi trovo sudato a camminare tra condomini e villette anonime.
Anonimo è il cancello sulla sinistra dove la Sig.ra Zanussi e Melissa mi attendono.

E’ caldo, umido come solo a Conegliano può essere d’estate. Sono inquieto e di cattivo umore.
Il cancello cigola mentre si apre, un suono irritante. Una salita improvvisa ci porta dalla valle assolata al pendio chiazzato di luce e ombra.
La macchia mediterranea seppur folta lascia penetrare ampie lame di luce.
La salita s’inerpica, svoltando a destra e la cima ombrosa mi accoglie improvvisamente.
E… lo sguardo si riempie di una suggestione incomparabile. Centinaia di cippi affollano il colmo della collina. Molti con fregi, altri vuoti, altri ancora con scritte in graffiti.

La sig.ra Zanussi riempe l’aria con la sua voce appassionata. Ma io sono perso, non sento le sue spiegazioni, mi aggiro tra le tombe, tra luce e ombra.
Tocco quelle pietre antiche, di quattro cinquecento anni, i bassorilievi simboli delle famiglie, passo le dita tra le lettere di quella scrittura che sa di antico. Sento la sofficità dei muschi che chiazza parti della sommità delle pietre.
Un’atmosfera unica, un tesoro svelato.

 

Uno dei pochissimi cimiteri ebraici rurali rimasti in Italia sorge a Conegliano, in una suggestiva e curiosa posizione sulla sommità di una piccola collina denominata Cabalàn, appena al fuori del centro cittadino. Da esso era possibile, un tempo, scorgere al di sopra dei tetti del ghetto la sinagoga che dal 1950 trovò più felice collocazione a Gerusalemme, dove tutt’ora è in funzione.
Le vicissitudini dei due conflitti mondiali accelerarono il processo di estinzione della comunità israelitica e, oggi, l’antico cimitero (1545-1882) rimane l’unica rilevante testimonianza visibile del passato giudaico della città.
Il luogo consta di circa 130 lapidi dissotterrate dopo il lungo lavoro di scavi archeologici dal 1986 al 1996; probabile, tuttavia, che un numero imprecisato possa trovarsi ancora nel sottosuolo.
Impossibile non rimanere incantati da questa località che trasmette pace e meraviglia, ancor più se si ha la possibilità di visitarla nelle diverse stagioni dell’anno, quando mutano tutt’intorno le sfaccettature dei colori e avviene il cambio d’abito della vegetazione in cui alberga.

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